Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Bentornati, ci siamo, ci siamo. Terzo episodio, terzo blocco, come lo chiamiamo.
[00:00:05] Speaker B: Terzo episodio del podcast come scrivere e come recitare un pezzo teatrale.
[00:00:13] Speaker A: Così, l'hai detto un po' con un tono...
[00:00:15] Speaker B: Il passaggio del caderetto.
[00:00:18] Speaker A: Radio televisione italiana.
[00:00:20] Speaker B: Radio televisione. Iso radio. C'è una buca, attento alla buca! No, Ronco Bilaccio, non ci voglio andare! No, no! Io sono terrorizzato ormai, Ronco Bilaccio e Barberino... C'è Iso radio che fa terrorismo. Brividi, brividi, sì.
[00:00:36] Speaker A: Allora, terza fase. Abbiamo parlato dell'adattamento che è la prima fase della costruzione di uno spettacolo di questo tipo, di un monologo teatrale. Abbiamo parlato della preproduzione nella quale l'attore impara il copione, il regista inizia a immaginarsi cosa fare e adesso si va in sala prove, si va a provare.
[00:00:58] Speaker B: Diciamo anche la verità, Paolo, ci riferiamo in modo particolare al nostro spettacolo che porteremo in scena domenica 22 alle 6 e mezzo del pomeriggio che è un canto di Natale di Charles Dickens in versione one man show con me, cioè io che sono one man show, mi chiamo proprio così, buongiorno, sono one man show.
[00:01:19] Speaker A: Vi stiamo raccontando in maniera documentaristica quello che è successo a noi per non essere troppo accademici che non è il caso in generale e anche perché in particolare queste cose Nascono e si sviluppano un po' così, in maniera molto particolare. Ognuno trova la sua strada per riuscire a fare un lavoro di questo tipo.
Ci sono delle regole ma c'è anche.
[00:01:49] Speaker B: Molto spazio per... Si, non è matematica...
[00:01:53] Speaker A: Soprattutto quando si lavora in due così, dove il rapporto è molto stretto, si trova una metodologia nostra, nuova.
[00:02:02] Speaker B: Infatti ho una domanda per il regista che si chiama Paolo Serra, qui alla mia sinistra. Sono One Man Show, mi sono già presentato.
Allora, questo testo che io porto come attore, che Paolo ha riadattato con questo attore inglese Judd Charlton qualche anno fa. Infatti ho la domanda, qual è stata la cosa più difficile per te, la cosa che ti ha messo più in difficoltà come regista? Perché hai fatto due spettacoli, spieghiamo. Uno è stato a Londra e in Europa con questo attore inglese, in inglese, un canto di Natale, Christmas Carol, in inglese. Poi sono arrivato io e l'abbiamo dovuto fare in italiano, per cui ho dovuto lottare anche con le mie richieste particolari.
Cosa succede? Come si fa a fare due spettacoli?
Il primo funzionava perfettamente, quello inglese, però traducendo non è così facile come quando vedi un film. Prendiamo una commedia francese, la rifacciamo in italiano, è facile, tanto ha fatto successo in Francia.
E no, quando lo fai in italiano scopri che non funziona tutto quello che ha fatto l'attore inglese.
Qual è stata la difficoltà più grossa? Che differenze ci sono tra lo spettacolo in inglese di Chad Charlton e quello con me, cioè One Man Show, cioè Michelangelo Pulci.
[00:03:15] Speaker A: Beh, la difficoltà, che è un po' anche una sfida, non è solo una difficoltà, è quello che hai detto tu, cioè prendere un testo e già una regia, uno spettacolo già fatto e che funziona, e farlo con un altro attore, in questo caso anche in un'altra lingua, che è una difficoltà in più. Ma la difficoltà sta proprio nel fatto che le persone sono tutte diverse, per cui non si può pretendere di fare qualcosa in maniera così meccanica e automatica, sempre uguale con tutti. Michelangelo ha le sue caratteristiche, Judd ha le sue, per cui c'è stato sicuramente molto un adattamento a Michelangelo. Michelangelo stesso ha portato molte nuove idee, anche registiche, e come ho detto in altre occasioni, il lavoro del regista, almeno per come lo conosco io e lo faccio io, anche questa non è una regola, per come lo intendo io, il mio lavoro è quello di farmi proporre dall'attore delle soluzioni e cercare dall'esterno di guardarle, di farmi portavoce del pubblico in qualche modo e capire cosa funziona, cosa non funziona, cosa ci piace, cosa non ci piace.
[00:04:23] Speaker B: Cioè Paolo Serra traduco in termini calcistici, faccio questa metafora.
[00:04:28] Speaker A: Dai, facciamo delle metafore calcistiche che funzionano sempre.
[00:04:31] Speaker B: No, è stato bravo come regista, cioè uno di quei registi che lavorano col materiale umano, cioè come nel calcio, ci sono due tipi di allenatori.
non so, Gasperini o Sarri ha il suo gioco, Juric ha il suo gioco, io arrivo faccio il mio gioco, non me ne frega niente, chi ho davanti dovete fare quello che dico io, perché io faccio difesa a tre, poi metto cinque davanti, poi beh ci sono i registi così che arrivano e dicono guarda io lo spettacolo lo faccio così, tu ti devi adattare a me perché io ho un'idea preconcetta e voglio che tu lo faccia così e poi ci sono i registi come Paolo, che magari sono più come Murigno, che arrivano e dicono chi c'ho, c'ho Roma, c'ho tutti i mezze calzette, che faccio, impongo il mio gioco? No, prendo queste mezze calzette, cioè io sarei in mezze calzette, e si adatta, cerca di lavorare su, vediamo, come lo faresti tu, attore, questo qua, non ti impongo nulla, cioè, sì, ti do una mia idea, però lavoriamo insieme, insomma, un feedback, insomma, ho cercato di farla così, però, è proprio così. Non è facile, se no, presentarti di fronte a un attore, che ne so, c'hai, chi c'hai? Bombolo. Facciamo Amleto.
No, aspetta, mi devi parlare più. Essere o non essere. E non funziona. Cosa c'ha questo bombolo? E bombolo è così.
Prendi bombolo e faglielo fare.
[00:05:58] Speaker A: La difficoltà, secondo me, dalla parte del regista, quando, diciamo, cerca di farsi proporre delle cose è selezionare, diciamo, capire quali sono le armi più... Sì, selezionare.
[00:06:10] Speaker B: È detto come l'allenatore della nazionale, un rielaboratore che poi deve prendere delle decisioni alla fine.
[00:06:16] Speaker A: Esatto, esatto. A cosa viene bene a Michelangelo? Michelangelo viene bene a questo talento di fare i personaggi, quindi spingiamo molto su quello, cerchiamo di rendere i personaggi molto diversi uno dall'altro e di spingere su questa cosa. Oppure Michelangelo canta anche, ha una bella voce, canta, è musicale, è un attore musicale, quindi mettiamo qua anche qualche canzone in più. Questa è stata per esempio una proposta di Michelangelo, di inserire in questo spettacolo un paio di canzoni che nella versione inglese non c'erano. Abbiamo provato e ci stavano, ci stavano bene perché Michelangelo ha quei colori lì.
e quindi li abbiamo utilizzati, quindi utilizzare quello che c'è di buono, quello che abbiamo.
[00:06:55] Speaker B: Per cui il regista, il lavoro del regista visto dal palcoscenico è quello che io non potrei fare, cioè potrei farlo ma impazzirei, cioè avrebbe il triplo del lavoro facendolo da solo, cioè avere un occhio esterno, in questo caso il regista, che deve esserci uno che decide e questo va meglio, questo Michelangelo fallo così. Io ho visto da fuori, perché il regista mi vede da fuori e cerca di capire cos'è che funziona di più, di varie proposte che o l'attore fa o che lui stesso mi propone a sua volta, no? Bisogna prendere delle scelte, per cui c'è democrazia fino a un certo punto nel teatro, perché alla fine io stesso gli dico, Paolo, oh, decidi tu, fai tu cosa ti piace di più di queste cose, prendi l'elettricità, prendi la responsabilità lo faccio così, il personaggio, o cosa? Cos'è che funziona? Cosa che arriva meglio?
Alla fine è questo, no?
[00:07:48] Speaker A: Questa è una parte molto difficile, effettivamente. È una responsabilità che il regista sente, che deve a un certo punto decidere un po' sulla base della sua percezione, no?
[00:07:59] Speaker B: Anche perché posso raccontare una cosa.
Non so, esempio. Un mese di lavoro per fare un'improvvisazione pazzesca su Scrooge, in questo caso, che si relaziona con un fantasma questo fantasma viene rappresentato da un bastone su cui ci sono due pile due torce che si illuminano dentro un cappotto mesi mesi di lavoro bellissimo riusciamo ad avere poi l'altro giorno andiamo in un teatro in umbria e scopriamo ma scusa ma se noi tagliassimo quella parte Ma sì, raggiungeremmo l'ora e trenta perfetta, ma serve narrativamente tenere questo pezzo? No, perché l'abbiamo tagliato, mesi e mesi di lavoro, abbiamo raggiunto finalmente la perfezione, poi è come quando hai scritto un libro, un capitolo, è come un tuo figlio, però decidi che Purtroppo la storia deve prevalere sui momenti, sì, belli, emozionanti, però è la storia che deve andare avanti.
[00:08:59] Speaker A: È la storia che comanda. Questo è uno dei temi, a volte succede questo, che un po' l'ego, sia quello del regista e quello dell'attore, a volte spingono, remano contro. Quello del regista perché magari vuole imporre una sua visione, un suo sogno che ha fatto durante una notte e poi si è svegliato e ha detto, no, pazzesco, ho trovato una soluzione registica, una genialata e magari una cosa, insomma, come si può dire in italiano.
[00:09:32] Speaker B: Beh, effettuare dei tagli è una cosa dolorosissima, perché appunto, come diciamo, mesi di lavoro, poi come uno scrittore che ha scritto dei capitoli, sono 13 capitoli, e questo tredicesimo, oddio, ci ha messo un anno, magari due anni, per scrivere quel capitolo e ci ha affezionato, ma deve scoprire di doverlo tagliare perché la storia è più importante del singolo capitolo.
[00:09:56] Speaker A: Esatto.
[00:09:57] Speaker B: O un produttore cinematografico che dice, il director Scott, sì bello Spielberg, hai fatto sto film, dura 4 ore e 35, purtroppo dobbiamo ridurlo, se vogliamo venderlo sono 58 paesi che ce lo comprano, facciamolo di due ore e mezzo.
[00:10:14] Speaker A: Quindi c'è anche il problema di stare in dei tempi ragionevoli, ma non solo questo, c'è anche questo discorso appunto del...
anche l'attore ha la sua parte egoica che a volte prevale e vuole imporre qualche suo talento nascosto, talmente nascosto che non se ne accorge nessuno. Bisogna fare questo lavoro di non affezionarsi troppo alle cose e riuscire a tagliare tutto ciò che è superfluo rispetto alla storia, perché la storia è quella che comanda.
[00:10:44] Speaker B: Se venite a vederci domenica alle sei e mezzo del pomeriggio al Teatro della Tosse con un canto di Natale, Non è che facciamo la corazzata a Potemkin, cioè non è che dura otto ore e trenta, ecco.
[00:10:56] Speaker A: Un'oretta e mezza.
[00:10:57] Speaker B: Un'ora e mezzo.
[00:10:58] Speaker A: E ce ne andiamo tutti a casa per cena, per la cena pre-natalizia.