Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Prima dell'inizio dell'episodio, piccolo disclaimer. Michelangelo e Paolo si riferiranno per tutto l'episodio a questo come l'episodio 3, ma questo è in definitiva l'episodio 4. Detto ciò, buon ascolto.
Ci rendiamo conto che ci sarebbero tante domande da farsi, no, a vicenda Michelangelo.
[00:00:17] Speaker B: In questo terzo blocco, cioè su questo terzo podcast.
[00:00:20] Speaker A: Sì, no, ma diciamo in generale ci sarebbero tante domande, tante risposte da dare.
[00:00:25] Speaker B: Su regia, recitazione, come fare un monologo teatrale.
[00:00:29] Speaker A: Come fare un monologo teatrale. Ne parleremo più approfonditamente il giorno 20.
[00:00:34] Speaker B: Sì.
[00:00:35] Speaker A: Dove?
[00:00:36] Speaker B: All'auditorium di Piazza Sarzano, dentro l'ex chiesa, giusto dico bene?
[00:00:41] Speaker A: Nel contesto di questa masterclass che ha come appunto finalità quella di raccontare come si fa uno spettacolo teatrale, un monologo teatrale come abbiamo fatto noi, in una maniera un po' così anedottica, si può dire così?
[00:00:55] Speaker B: Anedottica.
[00:01:00] Speaker A: Con degli aneddoti. Vi raccontiamo quello che ci è successo a noi e da lì cerchiamo di estrarre dei principi, se possiamo, per ispirare magari qualcuno che vuole cimentarsi in questa attività.
[00:01:12] Speaker B: Sì, poi impariamo anche noi, perché in realtà, diciamo la verità, lavorare col teatro, tu puoi leggere tutti i manuali del mondo, ma per qualsiasi regista, per qualsiasi attore, ogni volta e scopri cose nuove, per cui anche noi parlando scopriremo e impareremo delle cose nuove.
[00:01:29] Speaker A: Un lavoro che non finisce, non finisce mai.
[00:01:31] Speaker B: Terzo argomento di oggi qual era?
[00:01:33] Speaker A: Terzo argomento, abbiamo parlato, ricordiamo, l'adattamento, la scrittura, che è la prima fase diciamo, poi abbiamo parlato della preproduzione, quella in cui ci si mette lì e ci si immagina quello che si potrebbe fare, poi ci sono le prove e finalmente poi si va in scena, perché tutta sta roba qua si fa per mostrarla a un pubblico.
Se poi non si mostra a un pubblico non è teatro.
[00:01:57] Speaker B: Il pubblico è bello perché applaude, ride, piange ma potrebbe portarsi appresso i pomodori.
[00:02:06] Speaker A: Allora la mia domanda, ti faccio la mia domanda, la mia domanda è abbiamo fatto tutto questo lavoro preciso e lungo anche, adesso siamo pronti?
[00:02:18] Speaker B: Siamo pronti. Siamo pronti.
[00:02:20] Speaker A: Siamo pronti o no.
[00:02:22] Speaker B: Sì sì siamo pronti. Poi questo incanto di Natale in realtà siamo pronti perché abbiamo già fatto l'anno scorso alcune date sperimentali per vedere come avrebbe reagito il pubblico.
andata bene era lungo lo spettacolo abbiamo lavorato sui tagli e poi abbiamo fatto delle date umbre che sono state un grosso successo si può dire per la prima volta sold out diciamolo diciamolo dappertutto per cui adesso a Genova in Liguria ci sentiamo pronti quantomeno a a far commuovere il pubblico prima di Natale, con uno spettacolo che sembra semplice, ma l'opera di Dickens in realtà è molto complicata.
[00:03:00] Speaker A: Noi ci sentiamo pronti, è vero, anche se bisogna stare attenti a non sentirsi neanche troppo pronti, no?
Però la mia domanda era questa. Dopo tutto questo lavoro di preparazione, in generale, di uno spettacolo, bisogna andare davanti al pubblico. Lì come si fa? Ci si fida totalmente di quello che si è fatto fino a quel punto e quindi siamo tranquilli? Oppure possono arrivare delle sorprese?
[00:03:26] Speaker B: Allora, arrivano delle sorprese. L'anno scorso Prima della prima abbiamo deciso, la prima è stata qui ad esempio in Liguria, Genova è stata al teatro Strada Nuova.
Prima abbiamo detto aspetta facciamo delle prove aperte davanti al pubblico, facciamo vedere amici, parenti, vicini di casa e intanto ci saranno due o tre persone, la prima sera c'erano tipo 40 persone e mi ricordo io ero molto emozionato, vuoti di memoria, imbarazzo, paura, quella prima volta scatta per forza per cui ci vuole ci vuole delle cavie che arrivano poverette e si sorbiscono insomma.
[00:04:08] Speaker A: Infatti la mia era un po' una domanda retorica, perché prima della prima in realtà sarebbe opportuno che ci fossero tante, il più possibile, un numero più grande possibile di anteprime, di prove aperte, chiamiamole come vogliamo.
[00:04:25] Speaker B: Le chiamo io figure di M.
che nel cabaret vengono chiamate anche i laboratori di cabaret perché? Perché quando tu hai delle battute le devi provare davanti al pubblico prima di andare in teatro oppure in televisione o anche al cinema devi sapere se funzionano al cinema si prova di meno però quando è un pubblico è che silenzio il gelo, hai detto la battuta, e non ride nessuno, è terribile. È come per un pugile andare sul ring, dare cazzotti, ma quello picchia di più.
Chi picchia di più certe volte è il pubblico.
[00:05:00] Speaker A: E questo si fa, queste prove aperte, queste anteprime, si fanno per darsi la possibilità di correggere un po' il tiro.
perché lo spettacolo in realtà non è fatto veramente finché non è fatto col pubblico. Lo spettacolo si fa insieme al pubblico, è una cosa che succede quando c'è anche un pubblico. Finché non c'è il pubblico è qualcosa di parzialmente fatto. Io almeno questo è quello che sostengo io.
[00:05:26] Speaker B: È vero, è vero. Ormai e dopo tante repliche che abbiamo fatto, riconosciamo adesso in certi punti dello spettacolo. Qui fanno...
senti, senti.
Qui adesso si commuovono, c'è il silenzio.
Vedi tutti col diaframma.
Che fine farà questo bambino?
Morirà? Non morirà? Come andrà avanti la storia? Qui ridono, senti che ridono.
hanno riso, hanno riso.
[00:05:53] Speaker A: Una cosa che secondo me le persone non sanno è che gli spettatori immaginano di venire a vedere uno spettacolo, ed è così, ma contemporaneamente non sanno che dall'altra parte l'attore, il regista, quelli che stanno dietro, stanno guardando il pubblico, stanno cercando di capire attraverso di loro se hanno fatto un lavoro buono o se c'è margine ancora di miglioramento.
[00:06:16] Speaker B: Sì, sì, questa è una frase interessante che hai detto perché non dovrebbe in realtà interessare l'attore questa cosa che hai detto, osservare, cioè l'attore è un osservato, non è lui che osserva il pubblico, però in realtà sì, ha ragione Paolo, la difficoltà di essere un attore è che, questo ci lo disse ad esempio qui a Genova, a Sciaccaluga, quando entrammo ci disse L'attore deve fare intorno ai 400-500 cose contemporaneamente, che è commuoversi, ridere, stare molto concentrato, capire come sta reagendo il pubblico.
Allora reagire ai suoni, alle parole degli altri, per cui essere, più che recitare, l'attore spesso reagisce, cioè la battuta che io dico è sempre una reazione a uno stimolo esterno che mi viene, e in un monologo.
[00:07:08] Speaker A: Particolarmente difficile in un monologo.
[00:07:10] Speaker B: E' molto difficile perché quando reciti con gli altri se c'è un attore bravo ti aiuta tanto, capito? A me è capitato a recitare con dei cani e tu non ci credi, no? Se quello mi fai, io sono molto arrabbiato con te, io adesso ti spacco la faia, io ti ammazzo, oh, ma io...
[00:07:30] Speaker A: Chi è questo?
[00:07:31] Speaker B: E' uno che recita, uno molto arrabbiato, male.
Invece se c'hai uno bravo, capito, che ti re...
[00:07:38] Speaker A: Ti porta un po'.
[00:07:40] Speaker B: Ma basta! Dammi la borsa!
Questo era un milanese arrabbiato che ti rapina.
[00:07:50] Speaker A: Nel traffico.
[00:07:50] Speaker B: Nel traffico milanese.
No, però è vero, cioè, recitare con uno bravo è facile. E da solo come fai a reagire? Perché le battute che un attore dice sono sempre la reazione a una battuta che tu mi hai detto. Se tu hai un livello di energia alta, me la trasmetti quell'energia, no? Succede anche, oh, ero in un locale l'altra sera, oh c'era un casino, c'era una bella, un bel mood, gli inglesi dicono.
C'è una bella groove, c'è una bella energia.
Gli altri te lo trasmettono, no?
Cosa hai fatto altro ieri? Guarda, sono andato a un funerale. Oh, fantastico! Cioè, c'era un'energia. Ragazzi, un silenzio di tomba, proprio. Fantastico, mi sono rilassato un casino. E vado ai funerali perché mi rilasso.
[00:08:33] Speaker A: L'energia, l'energia è anche un elemento.
[00:08:35] Speaker B: È diverso. Però, però, pensa.
[00:08:37] Speaker A: Quindi in conclusione possiamo dire che la prima Non è mai la prima, in realtà. Ci devono essere tante prime, possibilmente, prima della prima.
[00:08:46] Speaker B: Anche per un fatto etico.
Perché, anche qui hai detto una cosa interessante, molti fanno, molti attori fanno la prima e poi, come si dice, si adagiano.
Ci ho fatto la prima, diceva Edoardo De Filippo. No, domani di nuovo devi essere bravo come la sera precedente.
[00:09:04] Speaker A: Infatti c'è il tema della seconda, che la seconda è sempre un pochino più perché ci si rilassa, magari la prima è andata bene e allora la seconda ci si rilassa un po' e risulta.
[00:09:17] Speaker B: Sempre un po'... Sì, perché traduco, traduco, è fatica.
[00:09:20] Speaker A: Questa è autobiografica.
[00:09:22] Speaker B: Recitare è fatica perché parlare in modo corretto in scena richiede, a parte la concentrazione, poi l'allenamento proprio del muscolo, della lingua, perché si parla di una lingua pigra o una lingua che non è pigra e che funziona in modo corretto. Per farla funzionare e battere tutte le sillabe si deve parlare una lingua che nessuno parla in questa penisola, che è, pensate, si chiama la lingua italiana.
Chi è che parla l'italiano? Dice i toscani, perché a Toscana fanno... Secondo voi gli altri toscani pronunciano le onsonanti?
[00:10:00] Speaker A: No, non le pronunciano le onsonanti. Io su questo c'ho una mia metodologia, non so se ne abbiamo mai parlato, c'ho una mia regola, no? Che è quella del 16 volte giusto. L'hai mai sentita questa cosa?
[00:10:10] Speaker B: No.
[00:10:10] Speaker A: Cioè devi riuscire a fare quella cosa lì, recitata, è un po' presa dai musicisti questa cosa.
Devi riuscire a fare quella cosa per 16 volte di seguito giusta. Allora se la fai 16 volte giusta vuol dire che ce l'hai.
[00:10:23] Speaker B: È giusto.
[00:10:24] Speaker A: Tu ce l'hai Michelangelo?
[00:10:25] Speaker B: È giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto giusto 16.
[00:10:31] Speaker A: Te lo chiedo perché il 22 è alle porte.
[00:10:34] Speaker B: Sì, sì, sì.
[00:10:35] Speaker A: Non è per metterti l'ansia, ma...
[00:10:36] Speaker B: Ecco, è un regista che mette a proprio agio l'attore.
[00:10:40] Speaker A: 22 dicembre Teatro della Tosse, 20 invece, venerdì se non sbaglio, 20 dicembre Masterclass.
[00:10:47] Speaker B: Con Michelangelo Pulci e Paolo Serra il regista.
[00:10:50] Speaker A: A presto.